Passeggiando per le strade di Roma. Caravaggio

Un sabato pomeriggio afoso. Roma si svolge come un fazzoletto arrotolato attorno al collo, umida e calda anche all'ombra dei viali alberati. Soffia anche se non è scirocco. Sarà lo smog, tuttavia non mi scoraggia. Scendo dalla navetta dopo aver ammirato da lontano il Cupolone che fa da sfondo ad un braccio di Tevere, sempre più verde, e mi avvio verso Piazza Navona.

 
 L'atmosfera da turisti internazionali soffoca ogni centimetro quadrato della piazza, anche le statue dei 4 Fiumi vorrebbero coprirsi il volto come il Nilo per non guardare davanti a sè. Io la attraverso velocemente, aspetto solo un pò per farmi avvolgere dai soffioni umidi che i gazebo dei ristoranti soffiano sugli ospiti seduti. La nebulizzazione di acqua gelida è l'unico refrigerio a questo pomeriggio di inizio giugno, eppure mai quanto la penombra della Chiesa di San Luigi dei Francesi, svoltato l'angolo più a Sud di Piazza Navona. Mi fa simpatia subito questa Chiesa, fin dalla facciata che ospita la statua della mia Santa e dunque...
Non ho ancora provato lo stupore davanti alla cappella dedicata a San Matteo. Quelle tele restituiscono tregua alla mente, agli occhi, al corpo offeso dal sudore. Pensare che Caravaggio le dipinge mentre la sua vita da bohemiene era finita appena, mentre il suo percorso di giovane uomo e di artista squattrinato e geniale aveva vagato fino a quel punto, pensarlo, accende una luce centrale. 
Le opere sono tre, olio su tavola. La più bella è la Vocazione di San Matteo sulla parete sinistra. Il convivio che vede adunati i goliardi nelle vesti del tempo, sulla tavola così ricca di cibo e vino, le pieghe degli abiti e degli arredi, sfiorati dalla luce sempre centrale e che qui proviene da una finestra aperta in alto alla destra del convivio, riporta alla luce che piove sul giovane uomo accasciato, dormiente, rapito, estraniato di sicuro, colpito dal fascio luminoso che è la chiamata di Dio.

 
 L'opera centrale è il san Matteo Evangelista, anziano, canuto (i volti dei vecchi di Caravaggio così densi di rughe e d'espressione consapevole della maturità) che scrive il Vangelo, inginocchiato nella veste svolazzante  purpurea, mentre un Angelo ne sorvola il  capo, lo ispira e movimenta col drappeggio bianco attorno al corpo la parte superiore del quadro.










Sulla parete destra il martirio. 
Non riesco a soffermarmi. Troppo intensa l'attrazione verso i primi due che mi lasciano incollata per diversi minuti, forse un quarto d'ora. Poi riprendo il cammino verso l'Ara Pacis e Piazza del Popolo, svuotata e assente pur contornata da troppa bellezza.

Clotilde Alizzi

Commenti

  1. Catturata "da troppa bellezza", Clotilde , ce la passi a pennelate dolci. Il Caravaggio che mai finirà di emozionarci, l'uomo sanguigno che dai suoi toni scuri trae l'espressione del suo sentire: un buio fitto squarciato dalla luce tenue e penetrante immancabile nei suoi quadri.
    Grazie, Cloti, bravissima

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    1. Grazie chiunque tu sia...Ma direi Rosa La camera

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  2. Ma come ho fatto a farmi sfuggire una lettura così! Clo i tuoi brani sempre interessanti e ricchi. La tua scrittura opulenta e emozionale. Grazie
    Nina

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    1. Nina di rimando: ho letto il tuo ultimo è davvero mozzafiato. UAO!

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  3. Cla da tempo non ti leggevo e devo dire che mi sei mancata. Anch'io ho visto il Caravaggio e come possi dire..? So di cosa parli, ma in questo pezzo quello che mi rapisce di più è la tua descrizione di questo pomeriggio afoso. Roma si svolge come un fazzoletto arrotolato al collo...
    Il pezzo fino a "luce centrale" mi sembra un perfetto incipit per un romanzo che parli di arte, di artisti e di Roma. Cla sei sempre Cla.

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