La mostra di Botero a Palermo: la Via Crucis

"Un artista è attratto da certi tipi di forme senza saperne il motivo. Prima adotto una posizione per istinto, e solo in un secondo tempo cerco di razionalizzarla o anche di giustificarla."

"Bisogna descrivere qualcosa di molto locale, di molto circoscritto, qualcosa che si conosce benissimo, per poter essere compresi da tutti. Io mi sono convinto che devo essere parrocchiale, nel senso di profondamente religioso legato alla mia realtà, per poter essere universale.”



Lui non ama visitare i musei , le mostre l’annoiano, preferisce contemplare la natura o  chiacchierare con gli amici che immancabilmente va a trovare la domenica mattina prima di pranzo, perché è quella l’ora giusta per sorseggiare un novello color prugna. Eppure Botero gli è piaciuto, l’ho dedotto dal fatto che, mio marito ha rifatto il percorso due volte, si fermava per molti minuti davanti ad ogni quadro e mi faceva notare questo e quel particolare. Religioso non è, mi ha detto, le bocche all’ingiù dei protagonisti hanno un non so che di patetico e di ridicolo nello stesso tempo; nell’insieme il patetico ha la meglio sul ridicolo, ma pietas religiosa non ne ho visto. Gli dò ragione, bastano le dimensioni dei soggetti rappresentati ( ma questa non è una novità, semmai è la caratteristica di Botero, il suo stile inconfondibile, il suo latinorum, il suo essere colombiano e messicano, il suo essere pieno del suo Sudamerica rosso mattone- giallo ocra) a darti l’impressione che il pittore si tiene fuori da ogni coinvolgimento emotivo con il soggetto che ha rappresentato: la passione di Cristo. Questa è la narrazione, questa la storia che ha scelto, come dice lui stesso nella citazione, “per poter essere universale”. Ma cosa intende Botero per “universale”? può voler dire che questa è una storia molto nota; penso pure che voglia dire anche – e questo mi è sembrato più sensato – che l’uomo perseguitato, condannato e alla fine scannato, anzi, crocifisso, non è solo un episodio del racconto evangelico, ma è addirittura un fatto normale nel mondo che conosciamo tutti.

 Lui, Gesù-  o poteva anche essere un altro cristo - era si al centro della scena, enorme , come enormi e incombenti sono la maggior parte dei suoi soggetti,  a cui fanno da controparte figure nane  che lo contornano e che ne sottolineano  ancora di più l’enormità; è impassibile, in alcuni quadri, con quella sottolineatura delle labbra disegnate all’ingiù; una mezza luna sghemba, i dentini radi, le gengive rosa o rosse di sangue; in altri, invece  circondato dalla folla, una massa anonima e silenziosa.

 Botero si raffigura spesso all’interno di quelle folle, in uno è addirittura Giuda, che bacia l’amico Gesù.  Proprio all’inizio della mostra, che si distribuisce sulle pareti e sui tramezzi della Sala di Montalto ( importante Sala dove nel 1532 Carlo V convocò quello che fù chiamato il Parlamento estivo –  significativo tassello nella nascita del Parlamento isolano) in un pannello, Botero ci spiega che, come avevano fatto tanti pittori e colleghi prima di lui, non solo vuole riprendere il tema della via Crucis, perché gli dispiace che il tema sia stato abbandonato dalla pittura moderna, ma addirittura ha voluto mettercisi anche lui, fra coloro che  ha rappresentato. Si tratta di un leit  motif che ha la sua ragion d’essere, nel fatto che se finora nessuno ci ha trovato niente da ridire nell’autoritratto perché dovrebbero  cominciare a lamentarsene ora?


 
 

















 Che dire delle donne che sbirciano sull’uscio - questo particolare mi ha molto incuriosito -  seminascoste, mentre un gendarme francese fustiga l’omone, o  mentre si sporgono al balconcino o alla finestra spalancata con le braccia allargate anch’esse:  stavolta le donne, erano piccole donne coinvolte che protestavano indignate, più che  sorprese,  con lo sguardo e con il corpo.  Non ci sono ombre nei quadri che abbiamo visto nella Sala Duca di Montaldo, solo colori e sfumature, niente contorni, ma colori che mi hanno ricordato i murales.

R. La Camera

Commenti

  1. ahahahaa, e ancora la narrazione che prevale sulla descrizione, sulla considerazione - il personaggio del marito che diventa pretesto per rappresentare il grande impatto emotivo creato dalla visione di Botero.
    W RLC
    GD

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  2. Questa mostra di Botero che continua a darci molte sensazioni e molti stimoli. Bellissima, enorme, attraente, che invita a tutte le riflessioni, dal cartello della droga a tutti i supplizi che l'uomo sa dare. Ma in questi grattaceli, in questi orologi al polso, in questi colombiani dei cartelli della droga, c'è tutta l'avidità indifferente alla sofferenza

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    1. C'era tantissimo da scrivere su questa mostra e se avessi scritto il pezzo dopo qualche giorno, e non immediatamente dopo averla vista avrei detto tanto di più, hai ragione, ma avrei caricato troppo il pezzo ( ogni quadro era una miniera di suggestioni) . Ho voluto fissare semplicemente l'incontro tra noi e Botero, un incontro tra persone che si intendono e si fanno l'occhiolino.

      RosaL.

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  3. Grazie Rosa per questi appunti e disappunti circa Botero e la sua Opera. ILi ho trovati interessanti e attenti.

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