Le metope di Selinunte Museo Archeologico Regionale Salinas di Palermo














Delle metope dei templi e di Selinunte tocca fare un breve cenno, per poi ritornare sulle scene raffigurate sulle metope, veri capolavori scultorei, oltre che mirabili ricordi di miti favolosi che i greci hanno saputo immaginare attorno ai mortali e le divinità.
Il parco archeologico di Selinunte nella sua grandezza e maestosità dà un'idea di quanto estesa e importante fosse la città greca di Selinunte, così chiamata per il prezzemolo selvatico che nasceva spontaneo lungo il fiume decidendone il nome e da questo anche il nome della città (Sele). Le rovine dei templi dovute non alla distruzione della città, che avviene con le guerre puniche, quanto per  i terremoti dell'epoca medievale, hanno stimolato studiosi e pubblicazioni eccellenti. Una pregevole traduzione di una pubblicazione ad opera degli studiosi Francesi Hulot  e Fougères (1910) è stata recentemente curata dall'Assessorato ai Beni Culturali di Palermo (settembre 2013). Il corredo di foto curato dagli Autori rendono l'immensa importanza della città e la ricchezza che conteneva, in opere architettoniche e sculture.

 Sull'acropoli furono costruiti 4 templi, di cui uno, il tempio denominato C, è stato in parte ricostruito. Questo tempio insieme al tempio E, posto sulla collina orientale, sono gli unici templi parzialmente ricostruiti. Si pensa che il tempio C fosse dedicato ad Apollo, il tempio E ad Era o Afrodite. Tale attribuizione procede dal ritrovamento delle Tavole Selinuntine, un documento che annotava i culti dedicati nella città. Fondata dai Megaresi, nel VI secolo a.C., è testimonianza di grande capacità decoratica scultorea e di architettura dei templi dorici, come mai a quel tempo in altre città della Grecia e nelle colonie. Metope dunque, conservate al Museo Archeologico Regionale di Palermo del tempio C sono essenzialmente tre, io trovo molto bella quella che descrive il mito di Perseo che decapita la Medusa. 



Il mito di Perseo conosciuto da Omero ed Esiodo, racconta di come l'eroe semidio Perseo, nato da Danae e Zeus fu gettato dentro una cassa insieme alla madre in mare, ad opera del nonno Acrisio a cui l'oracolo aveva predetto la morte per mano del nipote. Giunta la cassa all'isola di Serifo, Danae fu fatta schiava dal tiranno Polidette e Perseo fu allevato da esso. Al momento in cui Polidette, in omaggio alla futura sposa Ippodame, volle dare un banchetto a cui tutti dovevano portare un cavallo, Perseo che non ne possedeva uno promise che avrebbe ucciso la Medusa ( il cui corpo era notoriamente quello di un cavallo) e portato il suo capo. Atena ed Ermes donarono a Perseo un paio di calzari alati, un elmo che rendeva invisibili, e una bisaccia. Lo guidarono al giardino delle Esperidi e le dee Gaie fino alla caverna delle Gorgoni. Medusa era l'unica mortale, ma per decapitarla non bisognava mai incrociarne lo sguardo, per la capacità di pietrificare chiunque la guardasse. Perseo la decapita guardandola riflessa nello scudo, dono di Atena, mette la testa nella bisaccia senza guardarla e, fuoriusciti dal corpo di Medusa Il cavallo alato Pegaso e l'eroe Grisone, ch'ella teneva prigionieri, parte alla volta del paese degli Etiopi, salva Andromeda dal mostro marino e giunge con essi a Serifo per liberare la madre. Volgendo verso Polidette il volto della Medusa lo pietrifica. Tornato ad Argo per riappacificarsi con il nonno per errore lo uccide con un disco lanciato durante i giochi, avverando così l'oracolo. La metopa di Perseo mstra l'atto della decapitazione di Medusa senza ch'egli la guardi negli occhi, e questo sforzo è qui ampiamente rappresentato.
Le metope erano dei bassorilievi o anche blocchi non decorati posti sopra l'architrave dei templi dorici anternati ai triglifi, blocchi percorsi da scanalature. L'insieme formava il fregio, sopra cui era posto il timpano. I templi dorici di Selinunte, rimangono a raccontarci ancora la bellezza e purezza dell'arte greco-antica.


(clotilde alizzi)

Commenti

  1. wow, mi piace assai questo post, Selinunte è un posto veramente magico, grandioso poi andarci dal mare, esci dall'acqua e sali tra i gradoni.
    bello assai!
    gd

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  2. Prima di leggere questo pezzo non sapevo cosa fossero le Metope. La Sicilia è uno scrigno e avere Cla che ogni tanto tira fuori un gioiello è davvero una grande fortuna per i nostri occhi distratti. Grazie Cla.

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  3. Grazie Giorgio e grazie Adelaide, l'ingresso dal mare confesso non l'ho mai vissuto. Ho vissuto però le visioni di Consolo su questo sito, l'innamoramento provato per i beni racchiusi in questa terra e quanto stupore gli provocava. Al libro che presenta la traduzione di questa opera meravigliosa scritta dai due studiosi francesi nel 1910, Consolo poco prima che morisse scrisse una recenzione. La publicazione postuma di questa traduzione ad opera dell'Assessorato ai BEni Culturali della Sicilia lascia una testimonianza verbale di Consolo che si aggiunge a quella più intensa contenuta nelle sue Pietre di Pantalica. Insomma, le foto sono bellissime, ne ho prese in prestito due: quella con i due studiosi seduti sulle rovine fa immaginare la maestosità di questi templi. Ricordo che le metope sono visibili al Museo Archeologico in Piazza Olivella (dietro le Poste Centrali) a Palermo

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  4. Sempre interessanti queste pagine di arte. Conosco sia il museo archeologico che Selinunte. Grazie per tutte le preziose notizie.
    Nina

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  5. Finalmente lo lessi: ma quante notizie interessanti!
    Bene, proprio bene.
    L.I.

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